Sono nata nel centro della Colombia. Il mio paese e un paese pieno di contraddizioni, relta di vita come il giorno e la notte. Noi come famiglia materna calpestiamo un gradino privilegiato in questa scala sociale cosi ripida e scivolosa che ci divide come umanità.
Il mio paese dove ancora i cognomi che porti importa puoi trovarti in situazioni scomode di domande ridicole di qui sei figlio o nipote. Mi ricordo ad una cena molto formale nella società di altissimo lignaggio, quando la gran matriarca, nella sua povertà dell essere , mi chiede come era il mio stemma di famiglia. Molto scomoda e sconvolta e non essendo cosi in alto al loro gradino, gli rispose, cortesemente, che era il marchio con il quale mio nonno marchiava il bestiame della faccenda.
La terra del L'uomo del Monte come lo chiamo una amica italiana quando le raccontavo le storie della mia terra. Il nome viene da una pubblicità negli anni 90 del marchio Del Monte. Era un Vecchio uomo vestito di bianco con cappello Panama camminando tra le sue piantagioni di ananas ,tipico cliché sudamericano.
Lei lo immaginava cosi. Tutto somato un po era cosi. Solo che non portava l'abito bianco ma un poncho ed il suo capello di paglia per proteggersi dal sole…Color Ananas… Lui naque in una famiglia “per bene” in una piccola cita del entroterra. Una cita fondata da poche famiglie venute dal nord west in cerca di fortuna. Erano dovute emigrare per causa della” crisi dell oro”. Ormai la bonanza delle miniere era finita.
Non c era più opportunità per queste famiglie contadine numerose. Ce stata una grossa migrazione. Era la fine dell 800. Si sentiva parlare di terre di nessuno, da colonizzare. Se riuscivi a domare la natura e le bestie, era tua. Una terra inospite e crudele. Umida e calda il giorno e molto fredda durante la notte. Un mare verde, di mille tonalità. Intenso come lo smeraldo.
I coloni accompagnati da mule e cani, salivano e scendevano montagne ripidissime per sentieri scoscisi nelle imponenti cordigliere dell Ande in cerca di piccole aldee . Li si fermavano e cominciavano a domare la terra per coltivazione ed allevamento.
Quante foreste sono state distrutte, quanti animali selvaggi sono stati uscissi ma questa l'unica strada per la sopravvivenza. E’ la storia dell' umanità’. Se riuscivi a vincere questa lotta con la selva, la terra era tua.
Cosi i miei antenati fondarono la nostra città’. Diventando uomini e donne prestanti e prestigiosi. Costruirono case stile francese con grandi cortili interni, scale imponenti, un oratorio e tante stanze per la famiglia e i domestici. La casa della bisnonna mi piaceva molto. Aveva un giardino con mangui grandissimi..ricordo l'odore aspro del mango verde menta che prendevamo di nascosto con le mie cugine per venderli in strada come imprenditoria estiva. Si vendeva agli amici ed ai passanti. Cera e c e’ ancora una usanza di mangiare mango verde tagliato a spicchi con sale e limone. I limoni rubati anche loro dal Giardino.
Nonno Alfonso era un uomo austero. Sognava di diventare medico. Sogno infranto da una tragedia mortale vissuta dai suoi fratelli medi. Tutti e due laureandi in medicina all'Università a Bogotà distrutti dalla assuefazione alla morfina. Droga molto in boga in quei anni nel ambito medico. Tutti e due morti per uso sproporzionato.
Il suo padre distrutto dal dolore troncò le ali del suo unico figlio maschio rimasto. Cosi Alfonso divenne l' Uomo del Monte. L'uomo che doveva incaricarsi delle faccende.
Ricordo la tristezza che leggevo nei suoi occhi quando mi raccontava la storia della sua vita. Era un uomo di poche parole, molto riservato, ma io nella curiosità’ che sempre mi ha accompagnato, riuscivo a farmi raccontare il suo vissuto. Diviene un uomo del cuore di pietra e purtroppo sfogo’ tutto il suo dolore e frustrazione nella sua famiglia…
Mónica.
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